Jason se ne è andato da Villerouge per staccare dalla sua solita vita e dai suoi amici. Si ritroverà su una spiaggia nudista in compagnia di Tom e James. Con i protagonisti di "Villerouge" e "JBI", un breve racconto erotico commissionatoci dal nostro Ko-Fi. Il sole era troppo caldo per essere piacevole, la sabbia gli faceva il solletico in posti che non poteva grattarsi in pubblico e la receptionist dell’albergo gli aveva detto che c’era stato un problema con la prenotazione della sua camera. Ma tutto, tutto era preferibile al restare un minuto di più a Villerouge ed essere sottoposto alla tortura di assistere a Scott e Lucas nella loro fase ‘luna di miele’.
Erano disgustosi. Lo diceva con affetto, eh? Ma comunque disgustosi. Da quando avevano finalmente capito che no, non si sarebbe buttato giù da un dirupo se si fossero baciati davanti a lui, lo avevano preso in parola e avevano iniziato a farlo senza problemi. Più volte al minuto. Spesso dimenticandosi del tutto della sua presenza. Aveva avuto bisogno di una pausa. Una rapida ricerca su internet gli aveva rivelato l’esistenza di quella spiaggia in Florida, abbastanza lontana da dimenticarsi dei due piccioncini per qualche giorno ma senza bisogno di un passaporto per raggiungerla. Jason odiava il mare, ma la prospettiva di un cambio d’aria aveva vinto sulla sua ritrosia. E poi… Non si vergognava ad ammetterlo, aveva scelto una spiaggia nudista con un preciso obiettivo in mente — se solo i presenti avessero potuto leggergli nel pensiero lo avrebbero cacciato a sassate. Ma Jason era umano e Villerouge non era ricca di… attrattive. Non di quel tipo, almeno. Non era colpa sua se Scott aveva deciso di innamorarsi come un pesce lesso del ragazzino e aveva smesso di scopare con Jason. Era colpa di Scott. Anzi no, era colpa di Lucas. Jason sospirò. Non era colpa di nessuno, ma il suo cazzo era a riposo da troppo tempo e iniziava a sentire l’astinenza. Scott avrebbe riso di lui fino alla fine dei tempi se solo gliel’avesse detto. Stupido Scott. Jason sospirò di nuovo. Non gli era ancora passata del tutto. L’unica pecca della sua superficialissima vacanza era che non aveva considerato la cosa più ovvia: non tutti i nudisti erano modelli da copertina. Di base non gli sarebbe importato, un po’ di carne nei punti giusti era decisamente nelle sue corde, ma… Non c’era niente da fare, nessuno attirava la sua attenzione. Non era nemmeno questione di corpi poco attraenti, alcuni lo erano eccome, ma uno aveva gli occhi di Scott, l’altro i capelli di Scott, una il colore preciso della carnagione di Scott, era persino riuscito a vedere gli zigomi di Scott in una donna che lo aveva fissato talmente a lungo che sarebbe stata più ovvia solo se gli avesse messo in mano la chiave della sua camera. Vedeva Scott dappertutto. Come poteva uscire da quel circolo vizioso? Di sicuro non restando a bollire sotto un sole cocente con la puzza del mare nel naso, ew. E poi, li vide. Sarebbero spiccati in qualsiasi circostanza, in qualsiasi gruppo, ma su quella spiaggia, con tutta quella pelle esposta e quei muscoli e quelle… quelle risate complici, le occhiate languide, le dita che a volte si sfioravano sopra gli asciugamani o sotto la sabbia, erano splendidi. Una splendida coppia, senza dubbio. Una coppia di gnocchi stratosferici. Jason sentì la sua bocca riempirsi di saliva. Erano proprio belli da guardare. La pensavano così quasi tutti i presenti, visti gli sguardi che venivano lanciati nella loro direzione. Loro non sembravano curarsene, ma era evidente che se ne fossero accorti. Anzi, era evidente che ne andassero fieri. La parte razionale del suo cervello ammirava la loro sicurezza, quella più irrazionale si chiedeva come sarebbe stato avere quegli occhi puntati su di lui anche solo per qualche minuto. O quelle mani su di lui. O quella pelle sudata sotto le sue dita. Il biondo era delizioso, che suono avrebbero avuto i gemiti strappati a quelle labbra perfette? E il moro era fuori dal mondo, Jason avrebbe attinto a ogni goccia della sua resistenza pur di averlo alla sua mercé per tutta la notte. Deglutì a vuoto. Non era il caso di eccitarsi, non quando il suo cazzo era in bella vista su una spiaggia affollata. Si sedette meglio sull’asciugamano e continuò a fissarli, però. Non riusciva a staccare gli occhi. Se solo si fossero voltati, se solo l’avessero guardato, quella vacanza non sarebbe stata un completo buco nell’acqua. Magari non li avrebbe avuti a novanta davanti a lui entro sera, ma sognare non costava niente, no? Scosse la testa, risoluto. No, era in vacanza, santo cielo, era lì per dimenticarsi di Scott ed era intenzionato a divertirsi. Poteva almeno provarci e, se non fosse riuscito ad attirare la loro attenzione, o se avesse scoperto che quei due non erano interessati alle cose a tre, quantomeno si sarebbe potuto dire che non aveva lasciato nulla di intentato. Si alzò in piedi e recuperò il piccolo asciugamano ospiti che ogni avventore era tenuto a portare con sé all’interno della spiaggia nudista. Serviva per coprirsi le parti intime se le cose si facevano imbarazzanti — Jason sperò che fosse quello il caso — e per sedersi su qualsiasi superficie, dallo sgabello del bar alla sdraio sulla spiaggia. Per andare a prendersi qualcosa da bere sarebbe dovuto passare proprio di fronte a quei due, così raddrizzò le spalle, pronto a essere ammirato. Sapeva di essere di aspetto gradevole e aveva tutte le intenzioni di affascinare loro o qualche bella ragazza. Saltò un paio di file di lettini per avere la scusa di passare proprio di fronte a loro. Stavano parlando, il biondo aveva appena detto qualcosa che aveva fatto ridere il moro. Quest’ultimo fece per rispondergli, quando il suo sguardo cadde su Jason che camminava nella loro direzione e subito mormorò qualcosa al compagno. Il biondo non fece nemmeno finta di non voltarsi di scatto a fissarlo e il modo in cui schiuse quelle labbra morbide fece provare a Jason una diffusa sensazione di calore al petto. Era nel suo elemento. Puoi farcela, Hexner. Sfilò loro davanti, avendo cura di non distogliere mai lo sguardo. All’ultimo, Jason sorrise, proprio come quando flirtava con qualcuno, poi li superò e raggiunse il bar. Non aveva nemmeno bisogno di voltarsi per sapere che quei due gli stavano ammirando il culo. Arrivato al bancone, ordinò una bibita fresca. Stese la salvietta sullo sgabello e si sedette ma, quando si voltò per controllare, i due affascinanti sconosciuti erano alle sue spalle, sorridenti. “Ehi,” sorrise di rimando. Allungò il braccio per afferrare il bicchiere che il barista gli aveva messo di fronte e succhiò dalla cannuccia con calcolata attenzione. Gli occhi del biondo furono subito sulle sue labbra. Bene. “Ehi,” rispose il moro, con lo stesso tono informale. “Possiamo sederci con te?” Jason fece loro un gesto con il braccio per indicare la fila di sgabelli liberi. “Siete miei ospiti.” I due stesero i loro asciugamani e si misero a sedere, rilassati e composti. Jason però riusciva a sentire una sorta di vibrazione nell’aria che non aveva niente di innocente, anche se il biondo aveva il sorriso pronto e si era distratto a guardare la selezione di frutta fresca del bar e il suo compagno era illeggibile sotto un paio di costosi occhiali da sole. “Allora, come posso chiamarvi?” chiese Jason, dopo aver ordinato qualcosa di rinfrescante. Aveva pensato di darsi all’alcol, ma faceva veramente troppo caldo e con tutto il sole che aveva preso in testa si sentiva già ubriaco così, grazie tante. “Io sono James.” James aveva i capelli biondi, gli occhi azzurri e una morbida bocca rosa. Era magro e liscio, con un velo di abbronzatura su una pelle molto pallida. Non era chissà quanto muscoloso, al contrario del suo accompagnatore. “E questo è Tom.” Tom si sfilò gli occhiali proprio mentre Jason si voltava a guardarlo meglio. Si ritrovò a deglutire a fatica, trafitto dallo sguardo scuro di Tom. Se James era carino e dolce, Tom era devastante. Aveva un fisico splendido, forgiato e segnato da duri allenamenti, era alto e molto più abbronzato di James, con corti capelli neri che comunque cercavano di arricciarsi e un velo di barba macchiata qui e là da qualche chiazza grigia che serviva soltanto ad aumentare il suo fascino. “Piacere di conoscervi. Io sono Jason. Siete qui in vacanza anche voi?” James annuì. “Oh sì. Adoro sentirmi libero. Ma devo fare il cane da guardia a questo qui, sennò ci fa cacciare dallo stabilimento.” Tom alzò gli occhi al cielo. “Non è vero, Jamie. E sei tu quello che ha rischiato di farci cacciare fuori.” James inclinò la testa. “Perché tu mi hai riempito di messaggi sconci mentre ero steso al sole. Mi sono coperto appena in tempo, Tommy. Comunque, non spaventare il nostro amico Jason ora.” Jason sorrise più convinto. Spaventare? Pfff. Certo, era un rude montanaro con poca esperienza di qualsiasi parte del mondo che non fossero le sue amate e odiate montagne, ma non si poteva dire che fosse uno sprovveduto. E certo non era la sua prima esperienza a scaldare il letto di una coppia, se era questo ciò a cui i due miravano. “Non mi spavento per così poco. Quindi… viaggio di nozze alternativo?” chiese dopo un po’. Non poteva ignorare le semplici fedi lisce alle dita dei due e anche senza gli anelli era evidente che il loro rapporto fosse intimo e domestico, non ci voleva certo un certificato di matrimonio. “Ah, no no,” disse James con un bel sorriso luminoso. “Quello l’abbiamo già fatto. Siamo soltanto in vacanza. Ci piace… il panorama.” “Bene, abbiamo qualcosa in comune,” replicò Jason, alzando verso di loro il bicchiere con una piccola risata. Era piacevole parlare con quei due, in pochi minuti l’avevano subito messo a suo agio. Anche Tom, che parlava decisamente meno del marito, lo fissava senza essere insistente. Jason conosceva quello sguardo. Cazzo, lo aveva usato decine di volte. Quando James e Tom iniziarono una conversazione tra di loro fatta solo di sguardi, Jason si voltò per appoggiarsi con i gomiti al bancone del bar. Conosceva i passi. Quando si fossero accordati, in quel linguaggio silenzioso che era tipico delle coppie affiatate, gliel’avrebbero fatto sapere. Sperava solo che si dessero una mossa o avrebbe finito con l’essere cacciato lui dalla spiaggia. “Dove alloggi?” gli chiese James dopo qualche minuto. A Jason venne da ridere. “Lo so che sembrerà un bieco tentativo di infilarmi nel vostro letto, ma… c’è stato un problema con la mia camera e stanno cercando di risolverlo. A quanto pare si sono persi la mia prenotazione.” James e Tom lo guardarono con un’espressione a metà tra il divertito e lo scettico. “Ma davvero?” chiese James con un sorrisetto malizioso. Jason rise di gusto. “Vi avevo avvisati che sarebbe sembrato un tentativo di rimorchio!” “Quindi non lo è?” chiese Tom, appoggiando un braccio al bancone per piegarsi in avanti e avvicinarsi a lui. Jason deglutì. Aveva una preferenza per gli uomini e le donne più dolci, più morbidi… più come James. Ma Tom era in grado di fargli seccare la gola con un solo sguardo. E quei muscoli? Voleva studiarne le linee con la lingua. Nel giro di dieci minuti, se possibile. “Oh no, lo è. Cioè, il problema con la prenotazione c’è davvero, ma voi siete esattamente il panorama che speravo di ammirare in questa vacanza. Quindi… niente, consideratelo un invito. Sono un po’ arrugginito con questo genere di cose.” “Relazione finita da poco?” chiese dolcemente James con inaspettato acume. “Qualcosa del genere.” Jason non aveva intenzione di raccontare la sua patetica storia a degli sconosciuti. Voleva un luogo appartato, possibilmente un letto comodo e la prospettiva di una scopata epocale con due degli uomini più attraenti su cui avesse mai posato lo sguardo. Nient’altro. Tom si alzò in piedi e James lo seguì a ruota. Jason pagò il conto e si voltò verso di loro. James aveva una mano tesa nella sua direzione. “Vieni?” Oh sì. *** Jason non aveva idea di come fossero riusciti ad arrivare alla camera d’albergo di Tom e James senza farsi arrestare per atti osceni in luogo pubblico. O privato, quello che era. Quando erano andati alle cabine a prendere i vestiti, Tom lo aveva spinto contro la parete e gli aveva strappato un bacio e insieme le sue metaforiche mutande. James aveva ridacchiato e gli aveva accarezzato il ventre, tentatore, e lasciato che solo le dita sfiorassero il suo inguine. Jason non si era mai rivestito così in fretta in tutta la sua vita per andarsene via da un posto affollato. L’albergo era poco distante dalla spiaggia, un bel posto pulito che lo fece subito sperare in bene. Una volta in camera da letto, però, Tom gli mise una mano sulla spalla e lo guardò negli occhi. “Per quanto stia uscendo dalla mia stessa pelle al pensiero di scopare, devi dirci i tuoi limiti.” “I miei limiti?” ripeté Jason, aggrottando le sopracciglia. “Il consenso è sexy,” gli rispose l’altro e gli piacque davvero tanto. “Vogliamo tutti divertirci, facciamolo nel modo giusto.” Sia Tom che James gli snocciolarono in fretta i loro — veramente pochi — limiti e Jason annuì, colpito. Si vedeva che per quei due non era la prima volta ed era esattamente quello di cui sentiva il bisogno. Così Jason fece lo stesso. “Vorrei non… vorrei non stare sotto. Se è un problema…” “Nessun problema.” James gli fece praticamente le fusa addosso, accarezzandogli una guancia. “Adoro essere scopato. Non vedo l’ora.” Tom ridacchiò, scuotendo la testa. “Ti presento Mister Pillow Queen, Jason. Sentiti libero di fare quello che vuoi con lui.” “E con te?” gli domandò, riuscendo a staccarsi a malapena dalle labbra di James che aveva già iniziato a baciarlo con entusiasmo. “Non sono bravo come lui a fare pompini.” Tom gli sorrise, chinandosi su di lui, sfruttando tutta la sua incredibile altezza. “Ma adoro essere messo giù e farmi scopare il culo. Con lui devo fare tutta la fatica. Oggi la farai tu.” A Jason girò la testa per la portata di quelle informazioni. Aveva appena avuto una fortuna sfacciata, con due uomini bellissimi che non solo non gli avevano fatto nessuna storia per la sua preferenza, ma che l’avevano accettata con entusiasmo. “La farò molto volentieri.” Non persero tempo in raffinati preliminari. Si spogliarono in fretta e furia e Jason riusciva a percepire il desiderio sulla pelle, il bisogno del sesso. Quando furono nudi, James lo spinse sul letto e gli bloccò i fianchi, succhiando il suo cazzo senza nemmeno un preavviso. “Porca puttana,” gemette. Quel biondino gli aveva appena ingoiato l’uccello fino alla radice come se non facesse altro tutto il santo giorno. Gli infilò le dita tra i capelli e gli spinse giù la testa fino a sentire il naso dell’altro sul pube. “Cazzo!” Tom ridacchiò e gli si stese di fianco. Gli accarezzò il petto con una mano e gli strizzò un capezzolo. “Lo so, è bravo. Gli faccio fare un sacco di pratica.” Jason rise a sua volta, poi si sporse per lasciarsi baciare. Era stretto tra quei due splendidi sconosciuti che non volevano fare altro che dargli piacere e attenzione, sarebbe stato davvero ipocrita lamentarsi. Le mani grandi e forti di Tom continuarono ad accarezzarlo, scoprendo ogni angolo del suo corpo, mentre James si dava da fare sul suo cazzo come se fosse la sua ultima missione sulla Terra. Fu costretto a fermarlo un momento prima di venire — carico com’era non avrebbe avuto problemi a rizzarlo di nuovo nel giro di pochi minuti, ma non voleva venire subito. Era passato davvero troppo tempo dall’ultima volta in cui si era sentito veramente soddisfatto. Quei due erano così sexy, così sfacciati. Voleva godersi la loro compagnia il più possibile e spingersi un po’ di più verso il proprio limite. Per fortuna James prese quell’interruzione come una sfida più che come un rifiuto e fu lesto a balzare sul letto e a impadronirsi della bottiglia di lubrificante. “Bravo, Jamie, preparati per il nostro amico. A meno che non voglia aiutarti lui.” James sbatté le ciglia sui suoi occhi azzurri innocentissimi e già pieni di desiderio e si mordicchiò le labbra tutte arrossate. Jason ghignò. “Oh, ci penso io. Ho tutte recensioni positive in questo.” James gli sorrise fingendo una timidezza che — Jason ne era sicuro — non provava neanche per scherzo. “Bene, allora aiutami, sarò io a decidere quante stelline metterti.” Dietro di loro Tom sbuffò, tra il divertito e l’esasperato. “Jamie, cosa abbiamo detto riguardo il Tripadvisor della Prostata?” James scrollò le spalle. “È divertente.” “Ma qualcuno potrebbe infastidirsi a sentirsi dare i voti.” Jason rise di nuovo, di cuore. Quei due non erano soltanto una bellissima coppia con una relazione molto sana e aperta. Era evidente quanto si amassero e si fidassero l’uno dell’altro. Non solo, ma erano anche capaci di divertirsi con una complicità e una leggerezza per le quali Jason avrebbe pagato tutti i soldi che non aveva. Decise di lasciarsi trasportare dalla loro simpatia e godersi ogni minuto insieme. “Non ho problemi con i voti,” disse, prendendo la boccetta di lubrificante dalle mani di James e versandosene un po’ sulle dita. “Di solito i miei sono molto, molto alti. E non ho paura di ripetere l’esame, se non lo passo.” “Otto per la sicurezza di sé,” disse Tom, divertito. “Ora però datevi una mossa.” James aprì le gambe. “Non si mette fretta all’arte, Tommy.” Jason si ritrovò a ridere come uno scemo. Era una bella sensazione, il sesso doveva essere anche divertente e quei due lo stavano facendo sentire bene. Non era un elemento estraneo, ma era come se fosse parte di loro. E aveva smesso di pensare a tutto il resto, per una santa volta. “Ho un’idea,” disse all’improvviso, giocherellando con il flacone del lubrificante. Lo agitò verso Tom, che lo guardò con espressione interrogativa. “Tu stai in mezzo.” Gli occhi di Tom si spalancarono per la sorpresa e iniziò ad annuire freneticamente. James lo prese brevemente in giro per la fretta con la quale si era messo a quattro zampe, ma Jason preferì concentrarsi sul culo muscoloso di Tom. Li preparò entrambi, gradendo il modo avido in cui James si scopò sulle sue dita, mentre per l’altro ci volle un po’ di più perché era bello stretto. Il solo pensiero di entrargli dentro gli fece girare la testa. Non appena James si distese a pancia in su e Tom gli sollevò le cosce per entrargli dentro, Jason si sistemò alle spalle di Tom e gli accarezzò la schiena. “Sei pronto?” “Cazzo, sì.” Con un movimento fluido penetrò Tom, mentre questi si spingeva in avanti dentro James. Tutti emisero un gemito di piacere, era fantastico. “Come ti senti?” Tom ridacchiò, chinando la testa per baciare la punta del naso del compagno. “Fottuto in ogni senso. Ti prego, muoviti ora o vengo subito.” Ci misero un po’ a trovare il ritmo adatto, una decisamente poco raffinata sinfonia di spinte e grida, con James aggrappato alle spalle di Tom, ma con le mani strette a quelle di Jason, che ci stava mettendo tutta la propria forza per durare il più possibile. Ma come poteva, quando era nel bel mezzo del suo sogno bagnato? Il culo di Tom lo strizzava un una morsa terribile e fantastica allo stesso tempo, dove non esisteva altro che la ricerca del proprio piacere. Preso tra due fuochi, fu proprio Tom a cedere per primo, con Jason che gli strizzava così forte le natiche da fargli venire i lividi. “Levatevi tutti e due,” gemette James, con la bocca spalancata. “Voglio cavalcare Jason.” “Neanche un grazie,” bofonchiò Tom, sfilandosi con malagrazia dal corpo del marito e guadagnandosi un mezzo insulto che non avrebbe fatto paura a una mosca. James lo ignorò, fatta eccezione per un tenero bacio sulla guancia. Si affrettò a superarlo e a sistemarsi tra le braccia di Jason, a cavalcioni delle sue gambe. Jason gli accarezzò i fianchi e lo aiutò a sistemarsi su di lui, mentre Tom si adagiava su un cumulo di cuscini e si si preparava a guardare la scena. Jason era al settimo cielo. Tom era forte, con un corpo ben scolpito e allenato. Avrebbe volentieri tentato di mordergli quel culo muscoloso e vedere che altre cose si potevano fare con una persona così atletica. James però era splendido. Era più morbido e di taglia più piccola rispetto al marito e pur essendo decentemente in forma aveva un che di languido nelle membra. E la sua faccia… Dio, Jason non aveva mai conosciuto nessuno che fosse capace di essere allo stesso tempo così innocente e così laido. James riusciva a profumare di sapone anche dopo una giornata in spiaggia e una scopata a tre, in procinto di iniziare un secondo round. Era incredibile. “Mi dispiace, dovrai faticare un po’,” disse, sollevando le ginocchia per dare un po’ di appoggio al biondo mentre si calava su di lui e si sporgeva per baciarlo. James iniziò a muoversi, tutto lo sforzo concentrato nelle sue cosce e nel suo ventre. Presto Jason lo sentì ansimare e mormorare e aggrapparsi alle sue spalle come se fosse l’ultimo baluardo per la salvezza. Era del tutto abbandonato e impegnato a godersi l’attimo. Aveva proprio ragione. Jason tirò un sospiro e lasciò andare ogni pensiero, ogni recriminazione, ogni rimpianto. Strinse meglio James tra le braccia e cercò di andare incontro alle sue spinte sempre più veloci, inseguendo quel piacere che, forse, non era tanto lontano dalla sua portata. *** Finì per fare compagnia a James e Tom per il resto della vacanza. Quando non erano chiusi in camera a ripassare il Kamasutra andavano persino in spiaggia a nuotare o a cena in qualche bel ristorante. Jason era stato riluttante all’idea di fare amicizia con i due newyorkesi, aveva avuto paura di toccare sentimenti che non era pronto ad affrontare e che non aveva voglia di rivivere, se fosse entrato troppo in confidenza con i suoi due nuovi amici. Invece quei giorni furono una tale liberazione che riuscì a godersi la loro compagnia e le loro conversazioni come se fossero stati amici da tutta la vita. Considerato che il suo vero amico di tutta la vita gli aveva mandato un solo messaggio durante l’intera vacanza, era più di quanto si fosse aspettato e comunque non aveva voglia di pensare a Scott. Ok? Non aveva voglia e non ci avrebbe pensato. Ci riuscì abbastanza bene, complice il fatto che ogni volta che iniziava a salirgli la malinconia Tom o James trovavano un posto privato dove mettergli le mani addosso e permettergli di distrarsi. Nonostante ciò, in un’occasione in cui avevano forse bevuto tutti un po’ troppo e di cui lui non ricordava e non voleva ricordare molto, Jason aveva la netta impressione di essere finito in lacrime tra le braccia di James a singhiozzare sull’amore perduto. O forse era stato soltanto così ubriaco da avere un incubo. Era possibile. Al momento di separarsi si rese conto che i nuovi amici gli sarebbero mancati, sì, ma anche che il pensiero di tornare a casa non era più minaccioso come la promessa di un temporale oltre i picchi delle montagne. Non sarebbe stato divertente tornare a fare la ruota di scorta, certo, non lo era mai, ma poteva programmare altre vacanze, magari ancora più lontano. James, poi, aveva insistito per lasciargli i loro contatti. “…e se ti annoi a portare le capre al pascolo puoi sempre venire a trovarci. Hai il nostro indirizzo e non devi neanche cercarti un albergo.” “Non porto le capre al pascolo, ho una cartoleria,” disse Jason per l’ennesima volta, ma prese comunque il biglietto da visita di James, su cui l’altro aveva scritto i numeri di telefono di entrambi e ogni altro recapito potesse desiderare. “Quello che è,” concluse James. “Peccato. Potevi fare il formaggio etico.” Jason non aveva idea di cosa fosse il formaggio etico né voleva saperlo. A malapena gli interessava il latte, figurarsi la sua produzione. “Comunque ho anche un’altra cosa per te,” continuò James, porgendogli una busta in formato A4, sotto lo sguardo divertito di Tom. “Però aprila in aereo, ok?” “Spero non ci sia niente di sconcio.” “No, no,” rise l’altro, il che non lo consolò per niente. Una volta sull’aereo, finalmente scoprì cosa gli era stato consegnato. Era il fac-simile di una recensione di Tripadvisor, compilata da James con dovizia di particolari su cosa entrambi i coniugi avessero gradito dell’esperienza. James aveva persino dato voti distinti a elementi come pulizia, simpatia, stamina e buone maniere. Infine, gli aveva messo cinque stelle. Non c’era molto altro da fare. Jason scoppiò a ridere. Era stata davvero una vacanza da cinque stelle. FINE
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December 2023
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