"Ma non era ora di cena?" è un racconto NSFW (erotico) breve e gratuito scritto da Daniela Barisone. Daniele controllò l’orologio che aveva un polso, un vecchio Casio di suo padre, per l’ennesima volta da quando erano tornati a casa. Quella sera toccava a lui preparare la cena, mentre Alessandro si prendeva il suo bel tempo a farsi una lunga doccia calda.
Solo che ci stava mettendo una vita. “Ma non era ora di cena?” borbottò, mentre scolava la pasta e la ributtava nella padella piena di sugo. Roba Star già pronta con della salsiccia, nessuno dei due sarebbe sopravvissuto in natura grazie alle proprie abilità culinarie. Era già un miracolo che sapessero farsi la pasta. Guardò di nuovo l’orologio. Le otto. Con uno sbuffo spense il fuoco sotto la pentola e ci mise il coperchio sopra affinché rimanesse calda. Inutile impiattare, chissà quanto tempo ci avrebbe messo quell’altro. Si sbottonò la camicia e se la sfilò rimanendo in maglietta, appendendola con cura quasi maniacale alla sedia. L’avrebbe appesa in seguito, dopo cena, se solo Alessandro si fosse deciso di degnarlo della sua presenza. Fece per voltarsi e andare a bussargli alla porta del bagno, quando andrò a scontrarsi contro il torace molto ampio e molto nudo del marito. “Vai da qualche parte?” gli domandò Alessandro, con un sorriso lento e malizioso che non mancava mai di eccitarlo. Daniele fece un passo indietro e lo osservò. Suo marito era nudo, tranne che per l’asciugamano legato in vita e anche quello non faceva molto per nascondere quanto fosse ‘spesso e volentieri’. Aveva l’immancabile benda sull’occhio, mentre il ciuffo dei capelli castani gli ricadeva morbido sulla fronte. Ale aveva un po’ di pancetta, che era diminuita sensibilmente dopo aver smesso di mangiare pasta mezzogiorno e sera, quindi il telo gli cingeva i fianchi e tendeva pericolosamente verso il basso, mostrando per bene la V dell’inguine e tagliando la visuale sul più bello. Cazzo. Letteralmente. Deglutì, all’improvviso con la lingua secca. “Stavo venendo a chiamarti. Dobbiamo mangiare.” “Ti piace quello che vedi?” Alessandro ridacchiò, facendo un paio di passi avanti e Daniele si ritrovò a indietreggiare di fronte alla sua imponenza. Quando la sua fuga fu bloccata dal tavolo della cucina, Ale sogghignava. Lo bloccò fra sé e il tavolo dal lato non apparecchiato con le mani sul ripiano e odorava del loro bagnoschiuma al latte e miele. “Perché se ti piace vorrei che mi baciassi.” “Solo baciarti?” Daniele gli accarezzò il petto e si sporse per essere baciato. Cristo, non si sarebbe mai stufato di quello. Baciare Alessandro era un’esperienza totalizzante che gli consumava tutti i sensi. La cena venne ben presto cacciata fuori dalla testa di Daniele nel giro di un istante. Con le mani scese sullo stomaco dell’altro e slacciò l’asciugamano, che scivolò a terra con un fruscio. Poco male. Subito strinse le dita intorno al suo cazzo e, senza sorpresa alcuna, lo trovò già eretto. “Hai una pistola in tasca o sei solo contento di vedermi?” Alessandro trattenne a stento un grugnito di piacere quando Daniele prese ad accarezzarlo. “Sono sempre felice di vederti. La tua sola esistenza me lo fa venire duro.” “Sei sempre così romantico, un vero pirata.” “Preferisci che ti sussurri paroline dolci all’orecchio?” Ale gli sussurrò quella domanda dritta all’orecchio, scatenandogli un brivido di piacere. “O preferisci il caro, vecchio Piratissimo che ti strappa i vestiti di dosso e ti scopa contro questo tavolo?” La testa di Daniele girava per l’eccitazione. Una minuscola remora si fece strada dentro di lui, destinata a morire in breve tempo. “Ma la cena…” “La riscaldiamo” gli rispose l’altro, mettendolo a tacere con l’ennesimo bacio. Si baciarono ancora, disperati. Sembravano non riuscire ad averne abbastanza l’uno dell’altro e Daniele era certo che fosse così, almeno per lui. Tutto di Alessandro Russo premeva i tasti giusti della sua anima. Dalle leggere lentiggini che aveva sul naso e sulle spalle, dalla benda al fisico massiccio, persino la pancetta, tutto di lui lo faceva impazzire di piacere. Per non parlare della sua personalità, la sua cosa preferita in assoluta. Caro, dolce millennial. “Aspetta, aspetta” lo interruppe, scostandosi per prendere fiato. “Non abbiamo il lubrificante!” Alessandro lo fissò con il suo unico occhio sano e bastò quello per far sì che il suo cazzo iniziasse a premere contro la zip dei calzoni. “Ti do un minuto per andare a prenderlo e toglierti i vestiti di dosso. Poi non importa dove tu sia, io ti strapperò gli abiti e mi prenderò quello che voglio.” Dio. Santo. Veloce come un razzo, sgusciò sotto il marito e corse in camera, levandosi la maglietta in corsa. Ovviamente Alessandro non gli avrebbe mai fatto nulla di male, ma la fantasia di essere alla sua mercé era una delle cose che preferiva in assoluto del suo adorato pirata. Scalciò via i pantaloni e i boxer e scavò nel comodino alla ricerca del tubetto nuovo di lubrificante. Il maledetto non si trovava da nessuna parte. “Tic toc” lo riprese la voce profonda di suo marito dalla cucina. “Il tempo sta scadendo.” Daniele grugnì una bestemmia e svuotò direttamente il cassetto sul letto, finché il flacone non rimbalzò sul materasso. Lo afferrò al volo e si precipitò in cucina, nudo come il giorno che era stato messo al mondo. Due grosse mani lo afferrarono non appena rientrò nella stanza e Daniele si ritrovò piegato sul tavolo, con Alessandro che incombeva su di lui, strusciandogli l’uccello tra le natiche. Gli prese il lubrificante dalle mani e gli baciò una spalla. “Cazzo, quanto sei bello.” “Lo so, ora vedi di darti una mossa o era tutta scena?” Una sonora sculacciata lo fece sobbalzare per la sorpresa e Ale gli ghignò di nuovo all’orecchio. “Modesto, mi piace. Ora apri queste belle gambe, che è tutto il giorno che aspetto questo momento.” Daniele si inarcò tutto. Si strusciò con il culo contro l’inguine dell’altro, apprezzando la sua virilità contro la pelle e sospirò felice. “Sei un ninfomane, Russo. Sei fortunato che mi piaci.” “Davvero” rispose l’altro, ritraendosi e mettendosi in ginocchio dietro di lui. “Adesso reggiti forte.” “Ma cosa…” La prima leccata gli scatenò una scarica elettrica lungo la spina dorsale e lo costrinse a non artigliare fisicamente la tovaglia o avrebbe trascinato a terra piatti e bicchieri. Alessandro gli aveva aperto le natiche con i pollici e si stava prendendo il suo bel tempo a infilargli la lingua nel culo, decidendo che era un buon momento per farlo morire. La sensazione era… era fenomenale. Era troppo, ma allo stesso tempo non era abbastanza, voleva solo afferrarsi le natiche e aprirsi per ricevere quello che voleva. Cristo, la fame di cazzo che gli faceva venire quell’uomo. “Scopami” ansimò, distrutto, dopo qualche minuto di quel trattamento. “Scopami o non rispondo di me.” Alessandro ridacchiò, succhiando per bene la sua apertura prima di staccarsi da lui e passarsi una manata sulla bocca per asciugarsi dalla saliva. “Non rispondi di te, mh? Non preoccuparti, dolcezza. Ho qui tutto quello che ti serve.” “Cazzoooo…” Lo stava preparando con il lubrificante e da lì a un attimo sarebbe stato dentro di lui. Glielo avrebbe spinto dentro e finalmente Daniele avrebbe avuto quello stupendo uomo dentro di sé. “Non hai presto il preservativo.” “Non me ne frega un cazzo” ansimò, girandosi quel tanto dal gettargli un’occhiata sopra la spalla. “Voglio che mi vieni dentro.” Alessandro si afferrò la base della propria erezione e strinse con forza, chiudendo gli occhi. Anzi, l’occhio. “Non puoi dirmi cose del genere così. Stavo per venire subito.” Consapevole dell’effetto che faceva all’altro, allargò meglio le gambe e inarcò il sedere. “Dai, per favore…” Suo marito non lo fece aspettare. Era sbrigativo, ma non disattento. Era comunque ben attento a non causargli dolore e fastidio, pochi attimi più tardi glielo spinse dentro completamente. Non gli diede tempo di adattarsi. Ale lo afferrò per i fianchi e prese a scoparlo con decisione, al punto che il tavolo grattava sul pavimento per la forza delle spinte. Daniele pregò che i piatti non cadessero a terra, poi chiuse il cervello a tutto quello che non fosse il grosso uccello di suo marito dentro di sé e i suoi baci sulle spalle misti a grugniti. Adorava farsi scopare da quell’uomo, adorava il suo odore, adorava ogni suono che emetteva, adorava la forza e l’impegno che ci metteva per farlo godere. “Ancora, ancora…” “Ti do tutto quello che vuoi” sogghignò ancora il suo pirata preferito. “Sei così carino e dolce, poi basta che mi cali i pantaloni e guarda cosa diventi. Ti piace?” Daniele non stava già più connettendo e si limitò ad annuire, perso nel proprio piacere. Fu risvegliato bruscamente dalla mano di Alessandro che gli afferrava i capelli e lo tirava un po’ all’indietro. “Ti ho fatto una domanda. Rispondi.” “S-sì” piagnucolò, disperato perché la sua erezione era del tutto ignorata e il tavolo era troppo freddo contro la sua pelle incandescente. “Mi piace tantissimo!” Una risatina divertita accompagnò la mano di Alessandro tra le sue cosce e dopo non ci fu più tempo per parlare o pensare. C’erano solo lui e il piacere assurdo che il suo uomo gli stava dando. Lo voleva, lo bramava. L’orgasmo lo colse quasi all’improvviso e sarebbe caduto a terra, se non fosse già spalmato sul tavolo con il culo all’aria. Era totalizzante, estremo e cazzo, ogni volta era meglio della precedente. Le spinte di Alessandro a quel punto divennero erratiche e raddoppiarono di intensità, fino che non lo sentì ancora una, due, tre volte e venire dentro di lui, accasciandosi contro la sua schiena. “Cristo… io ci rimango secco con te un giorno” lo sentì dire. Quando si sfilò da lui, Daniele provò emozioni contrastanti. Il non aver usato il preservativo da un lato gli faceva pensare a tutta la noia successiva del lavaggio, ma la verità era che la sensazione di essere pieno del seme di suo marito lo eccitava. Lo sentiva colare dal suo buco lungo le cosce ed era… era… Alessandro gemette, guardandolo dalla sua posizione privilegiata. “Se non fossi appena venuto, giuro che ti scoperei di nuovo. Non hai idea… tu non hai idea davvero di quello che sei in questo momento.” Daniele si sollevò sui gomiti una volta recuperata un po’ di energia per farlo e gli sorrise, stanco e contento. “Oh, ce l’ho. Adesso portami in doccia, che mi sento le gambe di gelatina.” “Ogni tuo desiderio è un ordine” rispose il suo piratissimo, tirandolo su e prendendolo in braccio come se non pesasse nulla. Il giorno dopo si sarebbe svegliato con il mal di schiena. Daniele mugugnò qualcosa contro il suo petto, prima di sollevare di scatto la testa. “Ma la cena?” Ale guardò l’orologio della cucina e sorrise, uscendo per andare al bagno. “Tranquillo, la pasta la mangio anche riscaldata. Avevo di meglio da mangiare.” “Sei un porco.” “Lo dici come se fosse un peccato.” “Mai” ghignò Daniele, stringendogli le braccia al collo e dandogli l’ennesimo, lungo bacio. FINE
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December 2023
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