"Passione pirata" è un racconto NSFW (erotico) breve e gratuito scritto da Daniela Barisone per il p0rnfest 2019 e dedicato all'Agenzia. Da che era un fiulet, Daniele aveva sempre avuto una passione spasmodica per i pirati. Non sapeva esattamente cosa gli piaceva di loro: forse l’aria scanzonata e i modi esagerati, il loro essere anarchici, la benda sull’occhio… non ne era certo, ma da quando aveva visto “Pirati dei Caraibi” da bambino e aveva detto a suo padre di voler essere lui la fanciulla da salvare, aveva sviluppato una certa propensione per il genere. Film o libri, narrativa o non fiction, andava bene tutto. Da Capitan Harlock al Pianeta del Tesoro, per passare a Black Sails a Master and Commander o ad Assassin’s Creed Blackflag. Se c’era una nave, c’era un pirata e lui sapeva tutto sull’argomento.
Per cui era stato facile farsi attirare dalla stramaledetta benda sull’occhio di Alessandro. All’inizio aveva provato a resistere, sul serio. Lo prendeva in giro, lo chiamava “Capitan Harlock dei poveri”, ma la realtà era che quel maledetto bastardo riusciva a essere sexy come il peccato anche senza un occhio. La benda però Ale non se l’era mai tolta davanti a lui, non volontariamente e andava bene così. Non che lo avesse mai visto senza, dopotutto. Quando dormivano insieme, il continuo rigirarsi la faceva spostare e più di una volta Daniele era rimasto nella penombra a fissare quell’orbita nera e vuota della quale l’altro voleva impedirgli la vista. Era brutta? Certo, era orribile. Non servivano due occhi sani per capirlo. Gli faceva amare di meno Alessandro? Proprio no. Era parte di lui, come le sue spalle larghe, la pancetta accennata e il sorriso da stronzo patentato. Gli dava un’aria piratesca e insomma, a lui i pirati facevano un certo effetto. Soprattutto quando quel maledetto usciva dalla doccia del loro appartamento, con solo l’asciugamano legato alla vita e i capelli bagnati che gli ricadevano davanti alla fronte. Daniele trattenne il fiato a quella vista. Un anno che stavano insieme e aveva le scalmane come il primo giorno. Alessandro Russo era grande, grosso, solido. Tutta la parte sinistra superiore del suo corpo era segnato dall’incontro con la Cassetta della Posta che gli aveva strappato l’occhio, ma con i capelli bagnati, la benda nera a coprire l’occhio e la cicatrice che c’era sotto, a Daniele ricordava un pirata reduce da qualche battaglia. E lui era debole, debolissimo. “Che hai da guardare?” gli chiese Russo, avvicinandosi al divano e lasciandovisi cadere sopra con un tonfo. Era ancora leggermente umido e profumava di bagnoschiuma al limone, il suo preferito. “Ti, sembra che ta mai vist biotto.” Ale non parlava spesso in dialetto quando erano insieme, ma quando era stanco dopo il lavoro capitava che qualcosa gli scappasse e lo faceva sorridere. “Per mia fortuna invece ti ho visto nudo un sacco di volte.” L’altro inclinò la testa di lato e si leccò le labbra, un accenno di sorriso a curvargli le labbra. “Dime, a cosa pensi?” “Pensavo di guardare Black Sails a cena. Che ne dici?” “Dico che è la terza volta che lo guardiamo, per cui no. Stasera guardiamo qualsiasi altra cosa che non siano pirati” gli rispose Alessandro, sempre con lo stesso lento sorriso. Lo stava facendo apposta. “Questa tua passione ti sta sfuggendo di mano.” “Dici?” Daniele non voleva lasciare il suo bozzolo di coperte di pile in cui si era avvolto nel momento in cui si era infilato il pigiama, ma le tirò di lato e scivolò in ginocchio tra le gambe forti e solide del compagno. Cercò il lembo che gli teneva su l’asciugamano e lo fece scivolare via, scoprendolo. “Eppure ne sto per sposare uno.” Alessandro socchiuse l’occhio sano e gli passò le dita tra i capelli neri, mentre il suo cazzo iniziava a dimostrare un certo interesse nella questione. “Cos’è, vuoi che ti dica yarrrrhh sull’altare?” “Nah. Mi basta la mia fantasia, se è per quello. Ormai ti ho immaginato in ogni situazione.” Senza perdere tempo, Daniele gli prese l’erezione tra le mani e ne leccò la punta. Scrutava Alessandro da sotto le ciglia e aveva imparato a riconoscere il desiderio puro e semplice che lo animava quando stavano insieme. Ale non aveva che fantasie vanilla, ma la sua passione era bruciante e persistente. Gli dava tutto quello che aveva e nemmeno l’abitudine poteva molto di fronte a un uomo di cento chili per un metro e novanta armato di cattive intenzioni e del desiderio di fotterti fino a non farti più camminare. Quella passione cruda per Daniele era linfa vitale e, nella sua testa, un ulteriore tassello nella sua passione piratesca. A seconda del momento Alessandro poteva essere qualsiasi cosa nella sua mente: il feroce capitano di una nave che gli faceva conoscere sensazioni mai provate. Il pirata buono che lo faceva impazzire di carezze. Qualsiasi cosa, non importava, la sua fantasia galoppava e in quel momento, con il cazzo di Ale dritto in gola e le sue dita che lo forzavano giù erano sufficienti per scatenargli qualche idea a tema marinaresco. Non perdeva contatto con la realtà, ma gli piaceva. Era innocente, era divertente, era sexy da morire e non c’era nulla che gli piacesse di più che avere Ale protagonista dei suoi film mentali. “Sto venendo, cazzocazzocazzo…” Alessandro fece per scostarlo, ma Daniele rimase ben saldo lì, in ginocchio, con la punta dell’uccello dell’altro in fondo alla gola a prendere tutto quello che riusciva. Perché la scarica elettrica che attraversava il corpo di Ale nell’orgasmo era qualcosa che amava tantissimo, più dei suoi amati pirati. Ale si riprese quel tanto da tirarselo su di peso sulle ginocchia, tirargli giù i calzoni del pigiama di Batman che indossava e masturbarlo con una forza, una ferocia che Daniele adorava. Gli piaceva essere più piccolo, più maneggevole e maellabile nelle braccia del compagno. Adorava essere stretto nell’abbraccio forte e sicuro di Ale, uno di quello che non lo avrebbe mai lasciato andare per tutto l’oro del mondo. L’abbraccio di chi aveva letteralmente attraversato un Mondo o due per amore. “Yarrrhhhh” gli ridacchiò all’orecchio Ale dopo che Daniele raggiunse il piacere e si accasciò in un accrocchio di membra scoordinate di braccia e gambe, troppo stanco per fare altro se non abbioccarsi lì, sul corpo del compagno. “Mi hai fatto sudare di nuovo, mi devo lavare ancora adesso.” Daniele si stiracchiò come un gatto e si allungò quel tanto da baciargli la guancia, appena sotto la benda. “Come se ti dispiacesse. Forza, Capitan Harlock dei poveri. Andiamo a sistemarci e fare una cena decente, che muoio di fame.” “Ah, non ero abbastanza come cena?” lo prese in giro il compagno e Daniele emise un gemito. Beh, se l’era meritata. FINE
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December 2023
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